Diario #3: Che cos’è il tempo di scatto?

Tempo di scatto o tempo di esposizione.

C’è poco da dire su questo: è semplicemente il tempo in cui l’otturatore resta aperto e fa entrare la luce. Ovviamente variando il tempo di scatto l’immagine viene influenzata e subisce delle modifiche: se lasciamo l’otturatore aperto per 1/200 (cioè circa mezzo centesimo di secondo) potremo congelare il movimento di una persona che corre, mentre se lo lasciamo 14 aperto per 1/10 di secondo (cioè ben 10 centesimi di secondo) la persona che corre sarà probabilmente irriconoscibile e il movimento lascerà una scia dietro al soggetto, rendendo percepibile l’idea del movimento. Impostando un tempo di 1/1000 di secondo possiamo fermare una macchina di Formula 1 ad esempio.

Dipende da noi, da come vogliamo che si presenti l’immagine. Per dare un’idea dei tempi possiamo dire che per congelare il movimento di una persona che cammina dovremo usare tempi di almeno 1/100, di un atleta mentre fa sport (es.: un calciatore) i tempi sotto al 1/500 spesso presentano delle zone di mosso nelle mani o nei piedi, mentre per una persona in posa può bastare un tempo di 1/50, anche se in quel caso molto dipende dalla lunghezza dell’ottica che usiamo (vedi il paragrafo successivo “Tempi di Sicurezza”).

Tempi  di  sicurezza   E’ una regola, prendetela come volete ma sappiate che se la rispettate eviterete il mosso. Per quanto piccoli vi possano sembrare i movimenti che facciamo mentre scattiamo li facciamo, e la macchina li registra. Più zoomiamo (o più lungo è l’obiettivo che usiamo) e più i piccoli movimenti creano l’effetto del mosso, perché un mm di movimento alla fine dell’obiettivo si traduce in mezzo metro di movimento tra poniamo cinquanta metri, quindi se usiamo teleobiettivi lunghi (200mm o 300mm) dovremo avere un cavalletto, o dovremo trovare un sistema per tenere la macchina perfettamente ferma.

La regola è molto semplice, viene dall’era della pellicola ma funziona: “Il tempo di scatto massimo che possiamo usare per avere un’immagine ferma è equivalente alla focale che usiamo.” Usiamo un 200mm? Bene…1/200 Usiamo un 300mm? Bene…1/320 (1/300 non esiste, lo “scattino” è a 320). Non sembrerebbe difficile no? Però c’è un però. Le macchine fotografiche reflex della categoria entry level e prosumer non hanno il sensore grande quanto lo era la pellicola…quindi le focali degli obiettivi vanno moltiplicate, perché se il sensore è più piccolo l’immagine ne risulterà ingrandita. Il “sensore ridotto” si chiama “APS-C”. Il fattore di moltiplicazione è più o meno di 1,5 (alcune case 1,6), quindi bisognerà moltiplicare la focale per 1,5. Così un 200mm su APS-C ha una “focale equivalente” di 300mm, mentre un 300mm diventa un 450mm. Alcune macchine invece hanno il sensore pieno (detto anche full frame) che è grande quanto era grande la pellicola e di conseguenza usano le focali “vere”, quindi un 200mm è un 200mm e fine.

Le macchine Full Frame rappresentano una porzione piccolissima del mercato e vengono usate di solito solo da professionisti che se ne fanno realmente qualcosa, oltre che da una certa parte di utenza che vuole il massimo e non bada a spese pur di averlo (a volte inutilmente peraltro). Solo i body di queste macchine costano migliaia di euro, altrettanti le lenti studiate appositamente, quindi si parla di investimenti da migliaia e migliaia di euro. Attenzione, questo non significa che siano migliori a prescindere, dipende dall’utilizzo che se ne fa. Un naturalista, per il quale il teleobiettivo molto spinto ha un utilità fondamentale potrebbe trovare più utile usare una APS-C, che gli moltiplica la focale aumentando di fatto il suo teleobiettivo da 300mm e facendolo ingrandire un soggetto lontano quanto un 450mm su Full Frame.

Considerando che con ogni probabilità la vostra macchina non è una Full Frame la regola del tempo di sicurezza va modificata leggermente: Se un 200mm diventa un 300mm sul vostro sensore il vostro tempo di sicurezza non sarà più 1/200, ma 1/320. Esistono poi sistemi di stabilizzazione (sull’obiettivo per Canon e Nikon, sul sensore per Pentax, Sony e Olympus ad esempio) che permettono di usare tempi più lunghi, ma sappiate
che la regola è sempre valida. Provate a vedere a quanto potete spingervi per ottenere un’immagine ferma, perché questo è un valore soggettivo. Tenete presente che i sistemi di stabilizzazione NON SERVONO PER FERMARE IL SOGGETTO (molti all’inizio concepiscono lo stabilizzatore come una specie di raggio congelante che blocca il soggetto e lo fa muovere molto più lentamente), ma solo per eliminare quei piccoli movimenti che involontariamente facciamo noi. Quindi se il soggetto che fotografiamo non è statico avere un sistema di stabilizzazione non cambia radicalmente la foto che facciamo.

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Federico Pasinetti

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